Archivi della categoria: Stati Uniti d’Europa

Lettera aperta a Oriol Junqueras Presidente della Esquerra Republicana Catalana

Scrive il Presidente dell’Associazione Mazziniana Italiana

Caro Junqueras,

Le scrivo nel nome di Giuseppe Mazzini, il fondatore della Giovine Italia e della Giovine Europa, dal cui pensiero repubblicano presero ispirazione nell’800 sia la Joven Espana che la Jove Catalunya. Ma anche nel nome dell’antifascista mazziniano Mario Angeloni, martire della guerra civile spagnola, sepolto a Barcellona dove era accorso per difendere la libertà e per affermare la fratellanza dei popoli.

Le manifesto la grande preoccupazione dei mazziniani italiani per la scelta secessionista che la Esquerra Republicana Catalana sta portando avanti, senza che possa derivarne alcun vantaggio alla causa della democrazia né in Catalogna, né in Spagna, né in Europa.

I grandi ideali della Repubblica democratica e federalista e degli Stati Uniti d’Europa non faranno alcun progresso in virtù di una scelta isolazionista che segnerebbe un arretramento della civiltà europea.

Un’altra è la battaglia da portare avanti per sviluppare la democrazia e consolidare l’autonomia: è la battaglia perché tutta la Spagna, e non solo la Catalogna, torni ad essere una Repubblica e liquidi, assieme all’istituto monarchico, gli ultimi residui del franchismo che purtroppo hanno riecheggiato nelle ultime settimane.

Ci appelliamo Suo tramite a tutti i militanti della Esquerra Republicana Catalana – le cui delegazioni ricordiamo sempre presenti ed applaudite ai congressi repubblicani italiani al tempo della dittatura – perché riflettano sulle radici storiche del repubblicanesimo e mutino la loro strategia giocando una più grande e nobile partita democratica.

Il popolo catalano ha tutte le risorse politiche, culturali ed economiche per una più alta ambizione che non sia una sterile indipendenza, può promuovere invece la trasformazione istituzionale di tutta la Spagna in senso repubblicano e federalista, contribuendo in tal modo a favorire la nascita degli Stati Uniti d’Europa.

Come italiani e come europei, abbiamo bisogno dei catalani e degli spagnoli tutti al nostro fianco, per la tenuta democratica dell’Europa e dell’Occidente in un XXI secolo così ricco di potenzialità, ma anche irto di contraddizioni e di minacce. Non ci fate mancare il vostro apporto!

Viva la Repubblica, Viva gli Stati Uniti d’Europa, Viva la Democrazia universale!

Roma, 10 ottobre 2017

Mario di Napoli

Questo Natale è per loro

Si chiamava Aylan Kurdi e aveva tre anni. Suo fratello di 5 e la loro madre sono morti nello stesso modo.

Aylan Kurdi di 3 anni con il fratellino Galip di 5 anni da Kobane (Siria)

Aylan Kurdi di 3 anni con il fratellino Galip di 5 anni da Kobane (Siria)

La foto del bimbo senza vita sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, scappava da Kobane e voleva raggiungere la zia in Canada.

Aylan Kurdi sulla spiaggia di Budrum (Turchia)

Aylan Kurdi sulla spiaggia di Budrum (Turchia)

Ho visto la foto del piccolo Aylan poche ore prima di accingermi ad affrontare una sfida importante per la mia salute. Questa foto mi è rimasta negli occhi e nel cuore e tutt’ora non posso non vedere in questa immagine terribile e per nulla simile allo stereotipo del Natale il fallimento di una generazione di politici europei e di noi tutti.
Quel bimbo, aveva l’età di mio figlio. Forse anche lui non stava mai fermo ed è stato sopraffatto dal mare. Non voglio neppure sapere perché solo suo padre si è salvato, in quanto se solo è potuto accadere che i bimbi muoiono scappando dalla guerra civile e noi – io – non abbiamo fatto nulla per aiutarli, allora abbiamo fallito come europei.
Taluni, che preferiscono pascolare come sciacalli su queste tragedie hanno criticato la scelta coraggiosa della stampa libera che ha pubblicato la foto. Io che solo molti giorni dopo ho letto i dettagli e questi commenti li reputo vergognosi e appoggio quei direttori che vogliono aprire gli occhi della gente ai fatti del mondo e non solo alle meschinità della vita politica quotidiana italiana.
Aylan poteva essere un degno cittadino europeo. A lui dedico questo Natale perché non siamo riusciti a salvarlo in mare ed accoglierlo come avremmo potuto e dovuto e come la gente di mare sa fare.
In quel mondo di giochi e spensieratezza in cui ti trovi, Aylan, perdonaci mentre noi ci consoliamo nelle nostre commerciali falsità natalizie.

Who can save Italy?

Il tema è noto. L’Italia è fondamentale al sistema Europa e l’Europa lo è per l’Italia. Il legame è così stringente che non è trascurabile per gli osservatori internazionali che assistono alle Elezioni politiche 2013.

Economist lo analizza con la consueta attenzione evidenziando l’importanza di mantenere il rapporto privilegiatod a parte dei Governi europei e delle commissioni comunitarie con il Sen. Mario Monti.  Tale legame di garanzia dovrebbe continuare ad esistere anche in co-abitazione con altri.

Interessante visione che nel vociare elettorale non si riesce a sufficienza ad analizzare.

Economist 14 febbraio 2012

Economist 14 febbraio 2012

Prospettive europee: a fatica, ma si avanza

L’EUROPA E L’UNIONE FATICOSA

Faticoso compromesso al summit di Bruxelles sul bilancio 2014-2020 dell’Unione europea. Un periodo di sette anni, il numero magico della tradizione biblica, sicché ci si pone d’istinto il quesito: saranno anni di vacche magre e o di vacche grasse? L’UE è un colosso di 27 paesi, con 504 milioni di abitanti e un Pil di 12.000 miliardi di euro. E tuttavia la sua prolungata stagnazione, che al massimo arriva alla lenta crescita, non la pone più tra le locomotive del mondo. Perciò a livello globale la risposta al quesito la detteranno in gran parte gli altri continenti. E non aiuta certo a tornare al centro del mondo il confronto lungo e aspro su un bilancio che alla fine ha trovato una soluzione su 960 miliardi di euro, meno dell’1% del Pil dell’Unione. L’origine degli scontri è nota: vari Paesi tendono a mantenere elevati i sussidi all’agricoltura e i fondi di riequilibrio strutturale, frenando la naturale evoluzione verso il sostegno alle infrastrutture europee e al capitale umano. Non è tanto questione di opinioni diverse sui modi di far crescere l’economia europea; si tratta piuttosto della necessità politica per vari governanti di controllare il saldo tra il dare e l’avere nel rapporto con l’Europa, possibilmente spuntando qualcosa in più rispetto al proprio predecessore; il che si ottiene privilegiando gli interventi territoriali su quelli transnazionali come sono, ad esempio, i programmi su formazione e ricerca. Si lotta insomma, con forte miopia, sulla propria fetta oggi e domani , più che sul modo di ampliare per il futuro la torta comune.
Per i pessimisti, non si tratta tanto di miopia, quanto di debolezza strutturale, alimentata dal nemico interno, la Gran Bretagna, che sta con i piedi dentro ma il cuore fuori. E non basta l’ostilità inglese. Perché entro l’Unione c’è l’Eurozona, con i suoi 17 paesi, quasi 330 milioni di abitanti e 9.700 miliardi di Pil. Se i paesi dell’Euro fossero coesi, si argomenta, detterebbero la direzione e il ritmo di marcia.. Se prevalgono i litigi e i compromessi al ribasso, vuol dire che la coesione non esiste.
C’è purtroppo molto di vero in questa tesi, come dimostrano i ritardi e le debolezze della politica a difesa dell’euro, con i paesi forti che a volte sembrano voler punire più che aiutare i paesi deboli. Lo dimostra da ultimo il dissidio, per ora non traumatico ma comunque preoccupante, sulla piccola guerra valutaria. aperta da poche settimane da Usa e Giappone , che hanno indebolito le loro monete rispetto all’euro. Vari paesi dell’Eurozona, Francia in testa, chiedono di bloccare e invertire la crescita dell’euro rispetto al dollaro e allo yen, perché il beneficio di pagare meno le importazioni è soverchiato dal danno di avere esportazioni meno competitive. Ma altri paesi, Germani in testa, obiettano che la Bce deve solo pensare alla stabilità interna dell’euro, lasciando che il cambio venga fissato dal mercato.
E allora, cosa succederà di questa povera Europa? Nonostante le delusioni del momento, dobbiamo continuare a credere che essa proseguirà nel suo cammino, con l’unione monetaria che tra poco verrà rinforzata dalla vigilanza bancaria europea, con il rafforzamento delle istituzioni comunitarie e con l’ avvio anche della comune politica fiscale. Proseguirà verso la meta finale della Federazione degli Stati Uniti d’Europa. alla maniera vista nell’ultimo mezzo secolo, due passi avanti e uno indietro, con fasi di sincero slancio verso l’Europa madre e fasi di ostilità verso l’Europa matrigna. Ma proseguirà, perché al buon motivo strategico del passato, i trenta milioni di morti della seconda guerra mondiale, si accompagna il buon motivo strategico del futuro, ossia lo scenario di competizione tra giganti che rende irrilevanti tutti i singoli paesi europei. Però, è vero: che fatica!

Gilberto Muraro

Pubblicato su Il Piccolo, sab. 09.02.2013.